Un paese di stelle e sorrisi Teatro Ragazzi - 2008

Locandina
prodotto dal Teatro dell’Argine
Segnalazione della giuria al Premio Teresa Pomodoro 2009
Lo spettacolo
Due donne: una racconta lo sradicamento e le difficoltà incontrate in un paese tanto diverso dal proprio per cultura e tradizioni; l’altra racconta l’impossibilità di vivere in un luogo devastato dalle guerre, dalla fame e dalla povertà.
Due figure femminili per parlare del valore incancellabile degli affetti familiari. Attraverso missive che viaggiano come aeroplanini di carta e note di canzoni popolari africane capaci di evocare un mondo solo all’apparenza lontano, si dipana una minuscola storia che ha al proprio centro i grandi sentimenti della perdita e dell’attesa. Una storia che prova a raccontare con discrezione la forza straordinaria di un legame vissuto “da lontano”.
Lo spettacolo è adatto a un pubblico di bambini (a partire dagli 8 anni), di ragazzi, ma anche di adulti, ed è disponibile per matinées, pomeridiane e serali.
Il premio
SPETTACOLO VINCITORE PREMIO SCENARIO INFANZIA 2008
Motivazione della giuria
Una storia di immigrazione che parla di un legame d’affetto spezzato e vissuto da una madre e da una figlia lontane, fra paesi, lingue, suoni e suggestioni diversamente colorati e distanti. Un paese di stelle e sorrisi costruisce sulla scena uno spazio essenziale che, attraverso elementi semplici e immagini fortemente evocative, racconta piccoli episodi di una vicenda privata che si rivela universale, toccando l’archetipo dell’allontanamento e della separazione. Affidata a un gioco scenico ricco di invenzioni dal contenuto intensamente metaforico e dal forte impatto emotivo, la drammaturgia diventa veicolo di scenari attraversati da guerre e distruzioni, conservando la luminosità di una storia affettiva che si fa paradigma antiretorico della contemporaneità.
La segnalazione
PREMIO INTERNAZIONALE TERESA POMODORO PER IL TEATRO DELL’INCLUSIONE
Segnalazione della Giuria
La giuria del Premio, presieduta da Livia Pomodoro e composta da Eugenio Barba (Odin Teatret di Holstebro), Lev Dodin (Maly Teatr di San Pietroburgo), John Mills (Edinburgh International Festival), Luca Ronconi (Piccolo Teatro di Milano) attribuisce il prestigioso premio secondo precisi criteri e motivazioni: in linea con l'etica e l'impegno civile di Teresa Pomodoro, il premio è rivolto a produzioni italiane, europee ed extracontinentali che si distinguano per l'uso innovativo, in funzione scuola, delle arti sceniche e risponde alla volontà di dar voce a tematiche normalmente escluse dalla scena, quali il rifiuto del diverso, il degrado sociale e urbano, il disagio psichico, l’integrazione fra popoli e culture. Vi concorrono artisti, compagnie, teatri, associazioni e istituzioni che hanno saputo cogliere il messaggio e la filosofia del Teatro dell'Inclusione.
Il video
Mosika
MOSIKA, il nome della compagnia, è parola in lingua lingala, uno degli idiomi ufficiali del Congo. Significa lontananza. Nello spettacolo vengono usate più lingue: il lingala, dialetto locale del Congo, il francese, la lingua madre dei colonizzatori, e l’italiano, la lingua del paese che attualmente ospita la compagnia. Con il suo primo lavoro, Un paese di stelle e sorrisi, Mosika intende portare in scena un po’ delle tradizioni di musica, canto e ballo congolesi. Non si tratta di una storia autobiografica: lo spettacolo nasce piuttosto dal desiderio di affrontare un viaggio “fantastico” nel paese d’origine, attraverso il quale le due attrici tornano idealmente in Africa per ritrovarvi le proprie più autentiche radici.
VICTORINE MPUTU LIWOZA è nata a Basoko (Repubblica Democratica del Congo) nel 1977.
Si è formata nei laboratori della Compagnia del Teatro dell’Argine (San Lazzaro di Savena), con cui ha lavorato in diversi spettacoli: Maddalena, la Falena, regia di Deborah Fortini (2005); Candido da Voltaire, regia di Pietro Floridia (2006); Il calcio in faccia, testo e regia di Pietro Floridia (2007); La stagione delle piogge del drammaturgo ghanese Nii Oma Hunter (regia di Pietro Floridia, 2007); Grande Circo Inferno, testo e regia di Nicola Bonazzi (2008); ha collaborato anche con la Socìetas Raffaello Sanzio, per cui ha interpretato l’ottavo episodio della tragedia Endogonidia Strasburgo, 2004, Vexilla Regis Prodeunt Inferni (studio sulla Divina Commedia, Vie Festival, 2007) e Hey Girl! (2009).
JUDITH MOLEKO WAMBONGO è nata a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) nel 1990.
Si è formata in laboratori teatrali scolastici condotti da Gabriele Marchioni della compagnia La Baracca di Bologna. Un paese di stelle e sorrisi è la sua prima produzione da professionista.
Le recensioni
Claudio Facchinelli, Sipario (estratto dall'articolo)
«[...] Rispetto al passato, quest’anno mi è sembrato di cogliere una maggiore attenzione ad una fascia un po’ più adulta di pubblico, che dava spazio anche ad un impegno civile a misura di ragazzo. Esemplare, in questo senso, Un paese di stelle e sorrisi, prodotto da Mosika e Teatro dell’Argine e vincitore del premio Scenario Infanzia. L’eccezionale duttilità espressiva delle due attrici ed interpreti congolesi, Judith Moleko Wambongo e Victorine Mputu Liwoza, restituisce sia la dimensione storica della tragedia senza fine di un continente, sia quella umana, individuale, senza mai cadere nel retorico o nello zuccheroso. Coinvolgente il pudico rapporto tra le due donne, madre e figlia, con le loro diverse pulsioni, l’intreccio di lingue diverse, l’uso della musica etnica; efficacissime alcune semplici idee di regia, in una scenografia spoglia, come il rotolarsi della giovanissima Judith su uno strato di palloncini che, scoppiando, suggeriscono meglio di qualsiasi espediente realistico lo strazio di un corpo inerme colpito da un mitragliamento[...]».
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
«Una storia di immigrazione che parla di un legame d’affetto spezzato...»: così iniziava la motivazione della giuria che proclamava vincitore del Premio Scenario Infanzia 2008 Un paese di stelle e sorrisi evidenziando come attraverso elementi semplici e immagini fortemente evocative lo spettacolo - allora ancora un frammento, venti minuti di prezioso assaggio – riuscisse a toccare «l’archetipo dell’allontanamento». E quella «luminosità di una storia affettiva» che rivela echi universali attraversa ora tutta la creazione della Compagnia Mosika (lontananza in lingua lingala, uno degli idiomi del Congo) che ha debuttato in prima nazionale al Teatro al Parco proprio nei giorni di selezione del Premio Scenario 2009. Molto brave le autrici/ attrici Victorine Mputu Liwoza e Judith Moleko Wambongo, rispettivamente nel ruolo di madre e di figlia, coinvolgente l’accordo comune nei ritmi, i passi di danza, la lingua d’origine, echi di tenerezza e nostalgia. I gesti del lavoro che cadenzano ancora i giochi della figlia devono passare ora a lei, Judith, ancora così giovane: un passaggio simbolico, mentre la madre decide di partire. Una lettera dello zio la invitava a raggiungerlo in Italia. Tante allora le raccomandazioni per la figlia: curare la nonna, scriverle spesso, e studiare, studiare, studiare, quella l’unica forma del vero riscatto. Il loro paese, in quell’Africa difficile, è ricco di stelle e sorrisi «ma sa essere anche molto crudele». Le lingue si mescolano mentre si passa dal racconto distaccato all’espressione più scoperta dei sentimenti, delle emozioni. Lettere/aeroplanini di carta che volano dall’una all’altra. Scritture danzate nell’aria. La madre racconta della neve, Judith della guerra, tanti soldati nelle strade, case crollate, macerie: esplodono i palloncini evocando gli spari. Studi paralleli, la madre per imparare l’italiano, la figlia il francese. Non è facile risparmiare in quell’Europa che pure Judith continua a sognare. Forse, forse la madre ha dimenticato le tante promesse fatte partendo? Volti di malinconia, occhi di tristezza... fino a quell’abbraccio finale e nuove danze – e applausi.
Mario Bianchi, Eolo Rivista/ Teatro ragazzi
A Segnali abbiamo anche rivisto Un paese di stelle e sorrisi del gruppo Mosika, una produzione Teatro dell’Argine di e con Judith Moleko Wambongo e Victorine Mputu Liwoza, vincitore del Premio Scenario Infanzia 2008. Due donne in scena, due congolesi, una giovane donna e una ragazza, da una parte vi è la storia di una madre africana che si allontana dal proprio paese, il Congo, lasciando tutti gli affetti ma soprattutto la figlia. Dall'altra c'è la storia di una figlia che resta, crescendo tra difficoltà e speranze, senza la figura materna. Lo spettacolo vive sul continuo confronto tra le due realtà attraverso lettere che tramandano sentimenti, la nostalgia, la paura la gioia di nuove esperienze. Tutto è semplice e nello stesso tempo significativo nello spettacolo, si intersecano lingue il lingala ("dialetto" locale del Congo), il francese (la lingua "madre" del colonizzatore) e l'italiano (la lingua del paese che ospita la madre) lettere che viaggiano come aeroplanini di carta, palloncini che intrisi di gioia si tramutano efficacemente in strumenti di morte, canti e suoni che evocano mondi lontani eppure così vicini. Forse a tratti vi è qualche semplificazione eccessiva ma Un paese di stelle e sorrisi è uno spettacolo teatralmente e culturalmente importante e soprattutto in tempi bui come questi ci restituisce sentimenti e valori comuni a tutti, quelli della perdita e dell'attesa, quelli della fiducia negli altri e della speranza di un avvenire migliore.
Nicola Viesti, Eolo Rivista/ Teatro ragazzi
Difficili e contraddittorie le vie che si aprono davanti ad una madre e ad una figlia nel Congo di oggi. Il desiderio di una vita migliore costringe a scelte dolorose, ad abbandoni che segnano le anime e che nessuno sa sino a che punto siano inevitabili, necessari. Un paese di stelle e sorrisi, vincitore del premio Scenario Infanzia 2008, è uno spettacolo coniugato al femminile: una madre, per assicurare un futuro alla figlia, migra in Europa; una figlia, fiduciosa che nel proprio paese la situazione migliorerà, resta in Africa. Entrambe sperimenteranno la delusione, l’una verso un continente mitizzato che le riserva ben poco di ciò che aveva immaginato, l’altra, giorno dopo giorno, soffrendo sulla propria pelle l’immobilismo di una situazione che non cambia, anzi degenera in una guerra fratricida che, come tutte le guerre, porta solo morte e distruzione. Ciò che resta immutato, ciò che sopravvive ad ogni cambiamento anche atroce è la forza degli affetti familiari, è il legame che unisce due donne che non è solo amore ma anche tenace radicamento alle proprie radici. Lo spettacolo, di fronte alle realtà terrificanti che ogni giorno ci riporta la cronaca, forse è troppo tenue. La madre in fondo non trova una terra troppo matrigna e la figlia esce indenne dal caos e dall’orrore. Ma il senso della messa in scena è centrato e inequivocabile grazie anche alla simpatia di due interpreti che sanno dare a Un paese di stelle e sorrisi leggerezza e una pacata costruzione spettacolare che spesso si dimostra molto convincente.