Scusiate lor signor,
se quivi in loco vi turbo
con la mia sperduta presenza.
Andante per i vari reami,
di qui un lazzo, di là un balzo,
per fatal circostanza inciampai
posando il piede tra le trame ordite
di quel poeta scrittor,
che al teatro fra tutti
deve la sua fama.
Ed ora, tra le eteree pareti
di questo spazio indefinito
dove la terra, il cielo, il sangue e l’oro
si mescolano in un tutt’uno
con l’inchiostro di un pennino,
anche voi sembra abbiate subito
la stessa sorte di questo folle orator.
Fate attenzione dunque,
che nel vagheggiar in questo girone
dove il tempo fa burla di sè stesso,
tra le ombre e i bagliori
non possiate scorgere
i figli prediletti del mio patron scrittore,
nati da una mano
che sognava in tinte forti
e con forti emozioni quasi sovrumane
dipinse i loro volti.
Sicché mai potessero essere scordati
da spettatore alcuno.